di Francesca Garofalo
Per l'inaugurazione del murales dell' Uomo Qualunque, la scrittrice Roselina Salemi: "Salvatore Gurreri ucciso perchè in possesso di prove inoppugnabili sui danni ambientali provocati dal Petrolchimico"
Solo, tra le macerie, camminava e ad ogni passo i granelli di polvere sollevati venivano trascinati da un vento insalubre tra scale diroccate e palazzi fatiscenti, e con voce severa e ferma l’uomo urlava: “Dopo 60 anni di lavoro, ho costruito una casa e non la voglio lasciare”. Irriducibile, rispondeva così Salvatore Gurreri al microfono di Pippo Fava. Manovale, ex Uomo Qualunque, ex amministratore di una ditta fabbricatrice di forni, essiccatoi e macchine per pastifici, era l’ultimo abitante del borgo marinaro Marina di Melilli, raso al suolo per far spazio al progresso, a quelle industrie che tanto hanno tolto e che tanto dovevano dare. Lui, che amava quel paese fantasma era pronto a lottare anche a costo della vita contro quel mostro di ferro e acciaio, simbolo di distruzione di ciò che di più raro e bello era riuscita a creare la sua terra, e così è stato. Nel 1992, all’età di 84 anni viene ritrovato senza vita dagli agenti della polizia. Il movente del delitto sarebbe “a scopo di rapina”. A distanza di 27 anni dalla morte, gli Attivisti del Movimento Aretuseo (dal 2015 in prima fila per il lavoro, la sicurezza e le bonifiche) e Siracusa Ribelle, sabato 31 agosto hanno ripulito il largo davanti la casa di Gurreri per far rivivere quella parte dell’ex borgo abbandonato al degrado e poi inaugurato il murales che ritrae Gurreri in posa, fiero con il messaggio che soleva ripetere come monito: “Resterò qui fino all’ultimo”, realizzato dagli street artist: Marcos Gia Fernando; Roberto Negrini e Saverio Bertrand. Con loro, i comitati territoriali contro le nocività, i familiari di Gurreri e Padre Palmiro Prisutto per discutere su temi quali: inquinamento e problemi di salute, e l’invito ad altri street artist a farsi avanti per poter riqualificare la zona. Il riferimento utilizzato per l’opera realizzata nella facciata dell’abitazione di Gurreri è una foto di Enzo Signorelli (tra le uniche in circolazione), che è stata impressa anche sulle magliette dei partecipanti all’evento con un timbro, scattata nel 1985 quando la giornalista Roselina Salemi si trovava nella frazione per scrivere un articolo per La Repubblica.
Lei, la prima a scrivere della lunga battaglia intrapresa da Salvatore nel romanzo “Il nome di Marina” e poi con un articolo sull’Europeo. Una storia lunga e dimenticata, con interessi in ballo che, spesso, si fa fatica a rievocare. Nel 1974 l’Isab dà lavoro a quasi cinquemila persone tra operai, tecnici ed impiegati, lavoro sì, ma ad un prezzo: buttare giù ogni abitazione di quella frazione. Iniziano i trasferimenti dei 1000 abitanti nei centri abitati vicini attraverso la cessione di case e indennizzi ma, sei/sette famiglie, si oppongono a questo scempio che comincia a mostrare i primi danni: aria irrespirabile, inquinamento di mercurio riversato in mare provocando una moria di pesci e malattie. I pochi abitanti rimasti, riuniti e guidati da Salvatore Gurreri, protestano con barricate e blocchi stradali. Il segno delle ultime battaglie è impresso su un muro di pietra con scritto “Marina di Melilli risorgerai”, quando Roselina Salemi giunge alla frazione.
È l’anno in cui il Petrolchimico è in crisi: vengono ridotti i posti di lavoro e parte la cassa integrazione per 2000 operai. Una sensazione di desolazione e sofferenza la pervade fino a quando arriva alla casa di Salvatore Gurreri che, abbandonato il sospetto di avere davanti a sé un altro giornalista privo di coraggio a parlare della storia del borgo, decide di fidarsi. “Ho pensato sul momento- dice Roselina- che fosse un pazzo e gli mancasse il senso della realtà, senza il quale però allo stesso tempo, non avrebbe potuto fare le battaglie che ha fatto. Non si arrendeva e riteneva che ogni battaglia dovesse essere combattuta”. Un uomo forte, difficile da dissuadere dal suo obiettivo di salvare Marina: a nulla servono le minacce di un emissario della mafia di andare via, del dirigente della Democrazia Cristiana e quello venuto da Roma, che promettono molti soldi a patto di lasciare il posto, ma a tutti Gurreri risponde alla stessa maniera, con le denunce.
Numerosi i suoi esposti, insieme alle lettere inviate al Papa e al presidente della Repubblica, alle quali non riceve mai risposta. Nessuno lo ascolta, ma non si arrende, continua da solo la sua battaglia contro un sistema contro il quale è troppo tardi ribellarsi. Roselina venuta a conoscenza dei fatti, anche attraverso i documenti ricevuti direttamente da Gurreri, propone il pezzo al caporedattore del suo giornale, che non lo vuole poiché non vede nulla di nuovo nella notizia. Ma Roselina ha fatto una promessa a quell’uomo che ha riposto la fiducia in lei, così continuano a rimanere in contatto, anche quando lei va via e fino a quando tutti i servizi a Marina di Melilli vengono sospesi. Poco tempo dopo, la notizia della morte di Gurreri, trovato incaprettato dentro il bagagliaio di un’auto, per mano di tre ragazzi (di cui uno scomparso) entrati, sembrerebbe, nell’abitazione per derubarlo. “Per me- dice Roselina- è stato sconvolgente. Mi sono sentita in colpa perché non avevo mantenuto la promessa di parlare di questa storia, così ho deciso che l’avrei scritta in qualunque modo e ho cominciato con il mio libro e poi il pezzo per l’Europeo.
Dopo la sua morte” prosegue “ho fatto delle ricerche al tribunale di Augusta, in quanto se ne voleva realizzare una fiction per la Rai, e ho visto quello che la giustizia pensa sia la verità: sembra che Gurreri volesse vendere casa e andare via. I tre assassini sono andati nella sua abitazione sperando di trovare soldi che non hanno trovato e lo hanno picchiato fino ad ucciderlo, poi lo hanno legato. Tutto questo, lascia dei dubbi per chi conosce la storia. Ci sono delle stranezze: nessuno esce dal notaio con una valigetta di soldi e se esci con un assegno non trasferibile nessuno lo può spendere. Andare in tre da un vecchio sulla base dell’informazione di chi, che avrebbero trovato soldi? In tre in una casa desolata per derubare un uomo solo?”. Tante le domande ed i misteri, come la scomparsa del fucile che Gurreri teneva sempre con sé e la presenza di carte sparse sul pavimento, segno di una colluttazione ma i cassetti dei mobili chiusi e in ordine e poi ancora, quella confessione fatta a Roselina, di aver trovato degli elementi risolutivi e delle prove inoppugnabili sui danni provocati dal Petrolchimico: “Quello che è vero-prosegue Roselina- è che quando è stato ucciso, cominciava a venir fuori in maniera forte il tema dello scandalo ambientale che poteva innescare una ribellione che non c’è stata perché l’azienda che sarebbe stata ritenuta responsabile delle malformazioni ha pagato cifre a seconda dei danni. In teoria ciò che è avvenuto a Marina di Melilli poteva essere evitato, ma doveva esserci una coscienza del territorio e della relazione con la natura che non c’era, né a livello degli abitanti né a livello politico. È stato un caso di avidità” conclude “e la memoria dei fatti serve a non ripetere gli stessi errori. Questa è una piccola storia quotidiana che potrebbe riguardare qualunque persona e credo che per questo possa avere maggior valore”. In un tempo, dunque, in cui la verità sembra ancora incerta è importante ricordare una lotta fatta da un uomo per un piccolo borgo di pescatori in cui gli abitanti, la bellezza incontaminata ed i resti ricchi di storia sono stati “sacrificati” per “indubbi vantaggi”.
Tra la desolazione di Marina, Roselina camminava, guidata da quell’uomo irriducibile e giunti presso i resti del muro di una villa si poteva percepire il profumo della pianta di gelsomino che un tempo la cingeva e che insieme ad essa non esisteva più. A quel punto l’uomo disse:” I muri hanno la memoria delle cose. Quando noi non ci saremo più, ci saranno i muri a ricordare”. Aveva ragione. La sua immagine, oggi, impressa sul muro del largo davanti a quella casa tanto amata contrasterà dall’alto quel nemico di ferro e acciaio e a chiunque vi poserà lo sguardo sopra, tornerà alla mente il profumo di quella, seppur inascoltata, battaglia.
[Foto: Enzo Signorelli]