di Francesca Garofalo
Francesco Bafumo, il pallavolista siracusano che ha fatto della passione per lo sport la sua essenza di vita, è stato convocato da Giuseppe Bua per giocare in serie A3 con l'U.S. Volley di Modica. Nostra intervista.
Una rete che divide un campo, sul quale poter dare il massimo in ogni set, ad ogni battuta, muro o palleggio senza mai abbassare la guardia e sfidare se stessi prima che gli avversari. Pensare alla pallavolo come un semplice sport, non si può, soprattutto per chi lo pratica con passione e ne fa la sua essenza di vita. Così è per Francesco Bafumo, classe ‘87, nato a Siracusa, diplomato in elettronica e comunicazioni all’Istituto E. Fermi, a poche materie dalla laurea in Scienze delle Attività Motorie a Catania. Dopo un anno di riposo, ad agosto, l’inaspettata notizia, da parte del mister Giuseppe Bua, di entrare a far parte della U.S volley Modica, con la quale si preparerà a disputare il campionato di serie A3. Razionale, fiducioso, sempre pronto al confronto e consapevole che nella vita bisogna lottare per conquistare ciò che si vuole, vanta all’attivo numerose esperienze nelle categorie del panorama pallavolistico: dai campionati giovanili alle prime divisioni, serie D, serie C (in diverse regioni), serie B2, serie B. Un atleta a tempo pieno, con un destino già scritto nel Dna, poiché figlio di Salvatore Bafumo (uno degli eroi siracusani dell’A2 disputata con la storica Aurora Siracusa negli anni ottanta) insieme al quale, da qualche anno, allena nella società da loro creata: Asd Polisportiva Archimede, una squadra amatoriale di ragazze a Priolo Gargallo
Com’ è nata la passione per la pallavolo?
“In una famiglia dove papà è stato un grande giocatore di serie A2 e mia sorella giocatrice anche lei, era difficile per me aspettarsi di fare altro. Ciò nonostante ho praticato molti sport: dal pattinaggio al calcio passando dal nuoto. La pallavolo, però, è uno sport che se cominci difficilmente lasci”.
C'è un atleta che stimi?
“Ci sono diversi, forse il più importante tra tutti è Nikola Grbic, grande icona della pallavolo Serba e mondiale. Un’ autorità in campo, di un altro livello tecnico-tattico rispetto ad altri palleggiatori del suo periodo”.
Quante ore al giorno ti alleni?
“Durante la preparazione stiamo toccando le 5/6 ore di allenamento al giorno tra sala pesi e tecnica al palazzetto. Dovremmo diminuire a ottobre con l’incombenza del campionato”.
Cosa rappresenta per te questo sport?
“Molto di più di un semplice gioco. È il puro riflesso della vita. Puoi vedere come ogni sentimento e sensazione si alternano così rapidamente da ubriacarti (gioia, tristezza, soddisfazione, frustrazione, rabbia, appagamento). E devi essere bravo a gestire ognuna di esse e mantenere la lucidità, perché il gioco va veloce e non puoi soffermarti a pensare a ciò che è successo l’azione prima. Devi pensare sempre al prossimo punto, a cosa fare nell’immediato futuro, ricordando però di non fare lo stesso errore o di non essere ripetitivo. Proprio come nella vita”.
L'esperienza sportiva che ricordi con affetto?
“Sicuramente la parentesi Napoletana, in particolare quella di Torre Annunziata alla Vesuvio Oplonti Volley. 3 stagioni (2007/2008 – 2009/2010 - 2010/2011) intense e di crescita, anni dove gradualmente abbiamo vissuto insieme salvezze e promozioni storiche. Ma anche in cui ho conosciuto persone fantastiche, dentro e fuori il campo, con le quali sono in contatto tutt’ora. Con alcuni di loro, proprio quest’anno sarò in campo da avversario”.
Ti aspettavi di essere convocato dalla Us volley Modica?
“Sinceramente no, quando mi è arrivata la chiamata del Dottore Ezio Aprile (DS della società) sono rimasto piacevolmente sorpreso”.
Cosa hai provato?
“Soddisfazione. Dopo un anno a giocare nell’amatoriale pensi che sei ormai fuori dal giro che conta e sei sotto alcuni aspetti rassegnato. Ma la chiamata del Volley Modica ha acceso molto più che una possibilità di giocare in serie A, ha ridato consapevolezza e motivazione a un giocatore che negli ultimi anni non è stato valorizzato come meritava”.
É stata dura ricominciare dopo un momento di pausa?
“Non nego le difficoltà iniziali a seguire i ritmi di gioco, ma sono una persona che si adatta velocemente alle situazioni che gli si creano davanti. Sto lavorando molto fisicamente e atleticamente per arrivare pronto al via del campionato”.
Qual è il tuo ruolo nella squadra?
“Dividerò la cabina di regia con l’altro collega palleggiatore, Calogero Tulone. Ragazzo giovane ma con esperienza già da serie A2. Insieme dovremo gestire l’attacco ed aiutare i nostri compagni a mettere più palloni possibili a terra”.
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
“Crescita, tecnica e tattica. Bisogna sempre cercare la crescita da ogni esperienza, solo così puoi migliorare e andare avanti in questo mondo. Chi pensa di essere già “arrivato” finisce con il restare indietro”.
Come sono i rapporti con il nuovo mister?
“Buoni, il mister è una persona competente e lo ha dimostrato in questi anni con i grandi risultati che ha raggiunto. Pretende rispetto ma non impone la sua autorità, e questo a mio avviso è un aspetto positivo per un allenatore che vuole trasferire le proprie conoscenze ai suoi ragazzi. Parla molto con noi giocatori e dà indicazioni, a mio avviso, sempre utili. Non vedevo queste caratteristiche in un coach da diversi anni”.
Con quale spirito affronterai il campionato A3?
“Con lo stesso di ogni anno: motivato, concentrato, determinato a giocarmela contro tutti”.
Dove ti vedi in futuro?
“Ovunque ci sia un rettangolo 9x18 e una rete in mezzo. Se sarà sempre serie A ottimo, se mi troverò ancora a Modica significherà che sia io sia la società siamo rimasti soddisfatti reciprocamente da questa stagione”.
Qual è il tuo sogno?
“A livello sportivo, eguagliare il livello raggiunto da mio padre, comunque arrivare a un gradino sotto è già un grande risultato per chi ha le mie caratteristiche e gioca in uno sport mutato ed evoluto fisicamente e atleticamente rispetto a 30 anni fa”.